Il nostro obiettivo

Di seguito è riportato l'avanzamento della nostra campagna di beneficenza per sostenere progetti locali relativi all'ecologia, ai diritti umani e la sanità del Rojava.

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Clinica mobile per Sinjar

Perché una clinica mobile?

Il 17 agosto 2021 i jet da combattimento turchi hanno effettuato numerosi attacchi su Shengal (Iraq nord-occidentale – governatorato di Ninawa), distruggendo l’ospedale del villaggio di Sikeniye e causando otto vittime, quattro delle quali appartenenti allo staff sanitario. I tre bombardamenti, seguiti da un quarto all’arrivo dei soccorsi, avevano l’evidente obiettivo di radere al suolo la clinica sopravvissuta miracolosamente agli attacchi dell’ISIS del 2014, grazie alla quale negli anni avevano ricevuto cure medico-sanitarie tante delle persone, appartenenti a molteplici etnie e religioni, che abitano la regione. E’ nella stessa ottica che nell’aprile del 2020, in piena pandemia COVID-19, gli aerei e i droni armati dell’esercito turco colpirono, uccidendo quattro donne, il campo profughi autogestito di Mexmûr, nel quale abitano e trovano riparo circa 12.000 persone.
Questi attacchi disumani non sono che gli ultimi di una serie di offensive e massacri da parte del governo turco che, a seguito del genocidio ezida del 2014 per mano dei miliziani dello Stato Islamico, continuano a devastare i territori della regione di Shengal con lo specifico intento di colpire l’antica etnia di origine curda, nonché i modelli di autogestione democratica sperimentati dai popoli che convivono in quelle terre.
PER SAPERNE DI PIU’: GENOCIDIO DEL POPOLO EZIDA

Sette anni fa, nella notte tra il 2 e il 3 agosto 2014, i miliziani dell’Isis, all’epoca in piena espansione, si diressero verso la regione di Shengal, situata a 15 km dal confine con la Siria. L’obiettivo, premeditato e pianificato, era compiere il genocidio di un’antichissima etnia di origine curda che da sempre popola quelle terre e che da sempre è perseguitata: il popolo Ezida, costituito all’epoca da circa 500.000 persone.

Migliaia di persone vennero fucilate sul posto, decapitate o arse vive. Le donne, tra cui molte bambine, furono le vittime privilegiate della furia di Daesh: deportate, vendute, schiavizzate, sottoposte a atroci abusi, sevizie e violenze sessuali. Durante l’attacco l’Isis ha anche distrutto 19 santuari religiosi che rappresentavano un patrimonio culturale inestimabile per il Medio Oriente e il mondo intero.

Il massacro e la distruzione furono perpetrati senza incontrare resistenza, poiché i peshmerga della Regione Autonoma del Kurdistan Iracheno si ritirarono senza combattere, abbandonando di fatto la popolazione al proprio tragico destino.

Le Ezide e gli Ezidi superstititə fuggirono senza acqua né viveri sul monte Sinjar, subito assediato dall’Isis.

Su richiesta del governo iracheno forze americane, irachene, inglesi, francesi e australiane tentarono di lanciare aiuti aerei alla popolazione intrappolata sotto il sole cocente, ma solo l’intervento delle/i guerriglierə del PKK e delle YPG curdo-siriane consentì salvare la vita di migliaia di civili aprendo un corridoio di evacuazione sicuro da Sinjar verso la Siria.

Secondo alcune stime durante l’attacco sono mortə circa 10.000 Ezidə, 5000 donne sono state rapite ed altre migliaia di persone risultano ancora scomparse.

Ad oggi, secondo alcune fonti, 1117 donne rapite dall’ISIS non sono mai state ritrovate e circa 250.000 sfollatə non sono mai tornatə per paura nelle loro terre di origine: vivono ancora nei campi profughi o hanno trovato asilo in Germania.

La regione di Shengal è stata liberata completamente solo nel 2017, e da quel momento le Ezide e gli Ezidi stanno cercando di ricostruire la propria vita dotandosi di un’amministrazione autonoma secondo un sistema molto simile a quello sperimentato nel Rojava; ciononostante le difficoltà sono enormi e le minacce esterne costanti. A partire dal 2020 il governo turco guidato da Erdogan ha cominciato a bombardare la zona in modo costante, infliggendo ulteriori sofferenze e lutti alle Ezidi e agli Ezidi già stremati dalla resistenza ai jihadisti dell’ISIS.

L’obiettivo di Mezzaluna Rossa Kurdistan Italia è dotare di una clinica mobile il distretto di Sinjar, all’interno del quale si trovano numerosi villaggi del tutto privi di centri di assistenza sanitaria a fronte della loro completa o parziale distruzione. La clinica sarà attiva dalle 8 alle 13 tre giorni a settimana, e ogni giorno presiederà un villaggio differente.
Il budget del progetto servirà ad acquistare dispositivi medici e farmaci, nonché a coprire interamente l’acquisto della vettura di pronto intervento e i salari di coloro che vi lavoreranno.

I popoli, le/i civili e le/i bambinx del Kurdistan continuano ad essere privati di qualsivoglia diritto umano, aiutaci a garantire loro il più fondamentale tra tutti: quello alla vita!

BUDGET:

  1. Salario staff medico: 2.300$
  2. Clinica Mobile: 40.000$
  3. Strumenti diagnostici: 680$
  4. Prodotti sanitari, medicamenti e farmaci: 7.333$

    TOTALE: circa 45.000€

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